
Mentre digitiamo e inviamo e-mail, potrebbe non sembrarci ovvio che stiamo contribuendo alle emissioni di CO2, ma la realtà è che la posta elettronica ha un impatto sul riscaldamento globale.
Ogni volta che inviamo, riceviamo o archiviamo un messaggio, stiamo utilizzando l’energia che alimenta i server di posta elettronica, i centri dati e i nostri dispositivi elettronici.
Per capirne la portata partiamo dal fatto che ogni giorno vengono inviate circa 300 miliardi di e-mail.
Secondo Mike Berners-Lee, docente alla Lancaster University’s Environment, una e-mail spam emette 0,3 g di CO2e (anidride carbonica equivalente), una e-mail standard 4 g di CO2e, e una con allegati fino a 50 g di CO2e. Sorprendentemente, un utente medio riceve circa 2.850 e-mail di spam all’anno, equivalenti a 28,5 kg di CO2e.
Le stime sulla correlazione tra e-mail e emissioni di CO2, indicano che le tecnologie digitali contribuiscono in generale tra l’1,4% e il 5,9% alle emissioni globali di gas serra. Le alternative, come le videoconferenze o le app di messaggistica, potrebbero ridurre queste emissioni, riservando le e-mail solo per corrispondenze cruciali.
Riducendo l’uso di e-mail non necessarie, potremmo avere un impatto significativo sul cambiamento climatico, trasformando un gesto quotidiano in una azione a favore dell’ambiente. Ricorda, ogni singola e-mail conta nel contribuire o ridurre la produzione globale di CO2.
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Fonte: Carbon Almanac. Guida al cambiamento climatico”, a cura e con prefazione di Seth Godin