Foto del mare -Il mare non ha confini A.E.R.A.

Porto Torres, 24 maggio 2000 – Mario Marogna, Distretto 2080
Importante e qualificante contributo alla “settimana per l’educazione ambientale”, in corso a Porto Torres, è stata l’interessante conferenza tenuta dal Prof. Giancarlo Nicola per iniziativa del locale Rotary Club presieduto dal dott. Piero Pintore.

L’illustre ospite, P.D.G. del Rotary International e presidente dell’Associazione Europea Rotary per l’Ambiente (A.E.R.A.), ha illustrato, alla presenza del Sindaco di Porto Torres Eugenio Cossu, di autorità, imprenditori locali e di numerosi ospiti, le molteplici possibilità di collaborazione che possono essere avviate fra l’A.E.R.A., l’Ente Locale e il Parco Nazionale dell’Asinara.

Dopo aver presentato diverse attività svolte dalla A.E.R.A. in tutta Italia, si è soffermato sulla operazione “Pelagos” dal cui progetto è nato il Parco Internazionale Marino (“Santuario dei Cetacei”) che, come è noto, nei mesi scorsi con la firma di Dominique Voynet, Ministro dell’Ambiente della Repubblica Francese, di Bernard Fautrier, Ministro plenipotenziario del Principato di Monaco e di Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente della Repubblica Italiana è stato ampliato fino a comprendere circa 100.000 chilometri quadrati di mare.

Il Parco avrà la forma di un “triangolo”, delimitato a Nord dalla costa francese e monegasca, dalla costa ligure e toscana, a Sud dalla costa settentrionale sarda con l’Isola dell’Asinara, il Golfo omonimo e le Bocche di Bonifacio, a Ovest da una linea immaginaria fra Punta Escampobariou (Tolone) in Francia e Capo Falcone in Sardegna, a Est da un’altra linea fra Fosso Chiarone in Toscana e Capo Ferro in Sardegna.

Per il futuro successo del Parco è necessario, secondo il relatore, coinvolgere appieno tutte le Istituzioni interessate (Ambiente, Esteri, Pesca, Agricoltura, Trasporti) insieme a tutti gli utenti del mare che dovranno essere i protagonisti dello sviluppo sostenibile dell’area: i pescatori, le comunità locali, gli operatori economici, primi fra tutti quelli del settore turistico.
Recenti scoperte scientifiche hanno individuato, proprio nella zona delimitata, la nascita di una razza di balene autoctone. La stessa zona è ricchissima di krill, i minuscoli crostacei dei quali si nutrono le balene costituisce un habitat ideale per almeno 8 specie di cetacei: il capodoglio, la balenottera comune, vari tipi di delfini come il tursiope, la stenella striata, lo zifio e altri.
Il Parco rappresenta anche una straordinaria occasione per la “Ricerca” ed una migliore conoscenza di questi animali ancora cosi’ misteriosi e delle interazioni fra le svariate componenti di questo ecosistema pelagico.

Il mare non ha confini e la tutela dei cetacei in un’area così vasta passa necessariamente attraverso uno sforzo comune internazionale. Occorre infatti rafforzare la sorveglianza e intensificare la lotta contro tutti i tipi di inquinamento.
La principale difficoltà deriva dal fatto che questo ambiente pelagico sorge quasi totalmente in acque internazionali, nelle quali è necessario far rispettare la normativa ed i meccanismi giuridici atti alla sua tutela e alla sua gestione. Basti citare, a titolo di esempio, l’uso imponente effettuato fino a poco tempo fa di mezzi di pesca non selettivi quali le “reti pelagiche derivanti” condotto in gran parte da flotte pescherecce estranee alla realtà economica locale. Non di rado le navi fattoria, giapponesi e coreane, nelle loro campagne di pesca posavano reti lunghe anche 100 chilometri le quali, munite di sensori radio e laser, venivano lasciate alla deriva, per poi essere salpate in tempi successivi, con carico indiscriminato di prodotto e con altrettanto immaginabile danno alla fauna e alla flora dell’ambiente.

Fra le molteplici opportunità che possono scaturire dalle risorse del Parco è stata evidenziata, come esempio, l’attività di Whale Watching che consente di andare ad osservare balene e delfini nel loro ambiente naturale. L’attività di Whale Watching può quindi rappresentare una grande opportunità di sviluppo economico per le popolazioni locali, tenuto conto che nel Mediterraneo è ancora quasi sconosciuta ma, a livello globale, negli ultimi anni, ha avuto una straordinaria crescita (circa il 15% all’anno).